Cultura e design, Federico Panzeri: “Il nostro contributo all’ADI”
27/05/2019Fare illuminazione, in Italia, per diffondere l’eccellenza delle nostre aziende.
L’Associazione per il Design Industriale (ADI) promuove l’eccellenza delle aziende italiane e dei designer italiani nel mondo, attraverso differenti attività, dall’assegnazione dei premi alla tutela e alla comunicazione progetti. In occasione di Euroluce 2019, Giorgio Tartaro ha intervistato per ADI Federico Panzeri, General Sales Manager dell’azienda.
Cosa vuol dire essere in questa associazione per voi, e avere come compagni di viaggio altre realtà ed eccellenze italiane?
“Tipicamente le imprese sono parte di federazioni di associazioni di altre imprese. Essere parte di ADI credo sia estremamente interessante e stimolante, poiché è un’associazione prima di tutto culturale, nel senso che promuove appunto la cultura del design e del disegno industriale. ADI non è fatta solo di imprese ma anche di professionisti, di progettisti, di critici. Per noi imprese essere parte di un’associazione culturale è estremamente importante e stimolante perchè ci consente di esprimere quello che per noi è il design. Siamo un’azienda che da 72 anni produce e disegna illuminazione in Italia. Per noi il fare illuminazione in Italia è proprio parte di quel codice genetico che vogliamo trasmettere all’interno dell’ADI, è il contributo che vogliamo dare al DNA del ADI e in generale al settore all’industria e al mercato”.
Parole chiave di questo Salone e non solo, sono sistema, tavolo, piattaforma. Parole che sembrano asettiche ma che in realtà hanno un significato ben preciso. Il Salone del Mobile, Euroluce, una delle eccellenze italiane, sta cambiando pelle, perché guarda sempre più al mondo contract, al cartello alle aziende che si uniscono per ‘conquistare’ i progetti. Che cosa significa essere oggi a Milano nel 2019?
“Noi come azienda partecipiamo a diverse fiere internazionali e sicuramente quella a cui ci sentiamo più legati è il Salone di Milano. Non solo perché è il territorio dove ci troviamo ma soprattutto per l’atmosfera che si respira durante la settimana del design, che è unica al mondo. E’ l’atmosfera culturale, di patrimonio, di tradizione che si respira sul territorio che le aziende italiane riescono a trasmettere. Essere parte di questa piattaforma è sicuramente ragione di orgoglio, ma è anche un continuo stimolo poiché ormai è diventato fondamentale per competere, a livello internazionale, mettersi assieme. Sicuramente i mercati si stanno molto concentrando e sono diverse le forme di alleanza che continuano a nascere, a partire da quelle che possono generarsi nell’ambito di Federlegno Arredo, delle associazioni di categoria, piuttosto che alleanze meramente commerciali. E’ la strada che stiamo percorrendo nel definire tutta una serie di aziende complementari in quella che è l’offerta di prodotto, e che ci consente di offrire per il contract una soluzione a 360° e, dall’altro lato, a livello territoriale, di andare a coprire più geografie grazie a quelli che sono i punti di forza dell’una e dell’altra azienda”.
Il prodotto al centro, ma anche sempre meno. È vero che l’identità di un’azienda e data anche dal design, dal designer che a sua volta è un Brand e che spesso dialoga col Brand dell’azienda. Un tempo le aziende, quelle storiche, facevano tantissima comunicazione, poi c’è stato un periodo di strapotere delle archistar è degli archi designer. Oggi grazie ai nuovi mezzi di comunicazione le aziende hanno molti modi per esprimere la propria identità. Forse può esserci un problema di doppia identità, cioè quella del designer e quella dell’azienda. Voi come avete risolto questa dicotomia?
“In Panzeri la dicotomia la portiamo nel nostro codice genetico. Siamo un’azienda manifatturiera pura, dall’approvvigionamento della lamiera grezza che viene acquistata, tagliata al laser e lavorata, fino alla verniciatura e quindi alla modellazione della materia prima in un prodotto finito. Questo ci consente, nel momento in cui disegniamo un prodotto, nel momento in cui facciamo design, di immaginarci già quella che sarà poi la produzione, la manifattura dell’oggetto, nel momento stesso in cui lo stiamo pensando. Ciò ci consente inoltre di integrare e modificare il design in modo rapido e diretto per realizzare quella che sarà la seconda versione del prodotto. Per queste ragioni devo dire che non ci poniamo il problema, la dicotomia è veramente parte di noi, è intrinseca“.
Che cosa ti aspetti da ADI? Se dovessi dirigere la prua da qualche parte, dove ti piacerebbe che l’associazione potesse andare?
“Credo che l’ADI, soprattutto per mezzo dell’ADI design Index Compasso d’Oro, abbia uno strumento dall’incredibile valore storico e mediatico. Consente all’ADI e alle imprese che ne fanno parte di veicolare l’eccellenza del disegno industriale italiano, del prodotto e della manifattura italiana in tutto il mondo. Dal mio punto di vista non serve un cambio di rotta anzi quello che sicuramente è fondamentale è continuare in questo percorso valorizzando le eccellenze delle aziende che ne fanno parte.”
Nell’ultima pubblicazione dell’ADI Design Index (2018) c’è anche Panzeri, con la lampada da parete AlDecimo disegnata da Carmen Ferrara.
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